Il variegato mondo dei salumi italiani è in salute e conquista i mercati esteri. Rappresentano una componente fondamentale e tradizionale dell’alimentazione e per 1 italiano su 4 nell’ultimo anno il loro consumo è aumentato, soprattutto per la Gen Z.
Per colpa dell’inflazione e del caro prezzi, però, i consumatori sono costretti a orientarsi verso quelli più economici e meno salutari.
È quanto emerge dalla ricerca Doxa “Gli italiani e la Bresaola della Valtellina IGP” commissionata dal Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1000 persone tra i 18 e i 74 anni. Nella scelta di un salume, per 1 italiano su 2 la garanzia di una certificazione di qualità è al primo posto seguito dalla tipicità per 1 italiano su 4. A pari merito, seguono la leggerezza e la praticità (26%).
La Bresaola della Valtellina IGP perde terreno rispetto a qualche anno fa, passando dal terzo al quinto posto tra i salumi preferiti dopo prosciutto (crudo e cotto), salame e mortadella e registrando una flessione nei consumi (-14% solo nel marzo 2023, ma ormai da mesi si parla di perdita a due cifre). Il prezzo è la ragione principale di questa riduzione dei consumi: 1 italiano su 2 afferma che costa troppo per le proprie disponibilità economiche, soprattutto a confronto con altri salumi.
Per questo il consumatore si orienta verso altri prodotti e insaccati come il prosciutto crudo (43%), il prosciutto cotto (39%) la mortadella (26%) e il salame (20%), indubbiamente più economici. Tra le ragioni di questa scelta, per il 43% del campione incide il miglior rapporto qualità/prezzo. Mentre solo per 2 italiani su 10 la causa della disaffezione va cercata nel cambiamento dello stile di vita (vegetariano/vegano) o in ragioni etiche.
Tutto questo, però, non vuol dire che sia cambiata la percezione positiva del prodotto: tra i motivi del consumo, a pari merito si piazzano proprio la praticità/velocità di preparazione (51%) e il suo essere leggera e proteica con un buon rapporto qualità/quantità proteine/prezzo (50%) a cui fa seguito il suo essere sinonimo dell’eccellenza Made in Italy, garantita da una certificazione IGP (37%).
Più di 1 italiano su 2, inoltre, riconosce che la Bresaola della Valtellina IGP è una ricca combinazione di proteine nobili, vitamine e minerali che la rendono ideale prima e dopo l’attività fisica (54%), che è conveniente perché a fronte di un alto introito proteico non ha scarti, solo l’1% finisce nel cestino, la confezione (52% degli intervistati), e che contiene importanti sali minerali.Tra gli asset vincenti della Bresaola della Valtellina IGP, il gusto balza al primo posto per il 56% degli italiani, a cui fa seguito la leggerezza (53%) e la praticità (42%). Tra i pregi della Bresaola della Valtellina IGP, il 36% degli italiani oggi indica prima di ogni altra cosa la praticità. Fanno seguito, a pari merito (35%), il gusto e la leggerezza.
“Sono calati i consumi ma l’immagine della Bresaola della Valtellina IGP resta alta – commenta Mario Francesco Moro, presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina. C’è dunque da sperare che nei prossimi mesi la tendenza possa essere invertita, proprio perché il passaggio a prodotti percepiti come meno salutari, alla lunga, può diventare un problema per il consumatore. Forse è arrivato il momento di ragionare attentamente, anche con la GDO, sul ruolo di rilancio dei consumi, che potrebbe avere una rinnovata attenzione alle politiche promozionali”.
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